
Si può far risalire la tradizionale contraddizione dei termini – urbano e rurale – all’epoca medievale in cui la città rappresentava il fulcro delle attività amministrative, educative e culturali mentre la campagna era lo spazio riservato alla vita contadina e alla produzione di cibo e materie prime. Tuttavia, con la formazione dei primi centri urbani più grandi, le due aree hanno dimostrato di poter essere strategicamente legate e la loro relazione è documentata dalla diffusione di allevamenti di piccoli animali in città o la coltivazione di orti; anche nel periodo successivo alla Rivoluzione Industriale giardini produttivi o piccoli appezzamenti coltivati consentivano agli abitanti di prodursi il cibo in maniera autonoma e indipendente.
Se negli ultimi decenni le città hanno avuto un’espansione crescente verso le aree rurali, oggi l’agricoltura può trovare nel tessuto urbano una nuova prospettiva di sviluppo, ponendosi come tassello fondamentale per un’evoluzione sostenibile delle aree urbanizzate. In particolare, i processi di recupero e rigenerazione delle città trovano nell’agricoltura urbana e nelle sue varie declinazioni un modo efficace per migliorare la qualità della vita degli abitanti. Il rooftop garden e la vertical farming si connotano come coltivazioni fuori suolo più tecnologiche e più vicine all’ambito architettonico.
Perché oggi l’agricoltura urbana può essere una svolta decisiva?
I cambiamenti climatici in atto, la scarsità di cibo, l’aumento vertiginoso dell’urbanizzazione e della popolazione (entro il 2050 saremo quasi 10 miliardi di persone!), sono tematiche sempre più pressanti. Il ruolo di architetti, progettisti e urbanisti coniugato con quello di paesaggisti e agronomi, costituisce l’opportunità di trovare soluzioni concrete ed efficaci per la risoluzione dei problemi.
Si pensi alla produzione e alla sicurezza del cibo, nonché alla necessità di declinare in chiave sostenibile lo sviluppo delle aree urbane. L’agricoltura urbana, rispetto a quella tradizionale, ha qualche vantaggio in più, come il fatto di essere strettamente intrecciata al tessuto urbano e, di conseguenza, strategicamente integrata nella vita sociale, culturale ed economica della città.
Da qui nasce Agritettura.
La città, come la vediamo oggi, rappresenta una concezione sorpassata e non più funzionale alla vita dell’umanità. Le nuove tecnologie e innovazioni possono aiutare a ricreare gli spazi, per garantire benefici al benessere psico-fisico del cittadino, incentivare le relazioni sociali e le attività a favore della collettività, migliorare lo stato di salute del Pianeta. Le pareti degli edifici si tingono di un “verde” funzionale capace di generare il duplice vantaggio di migliorare la qualità dell’aria grazie a particolari piante adatte a tale scopo e produrre cibo utile al sostentamento delle famiglie abitanti.
Cosa c’è di più sostenibile? Agritettura studia soluzioni in cui il comune denominatore è la parola “sostenibilità”, declinata in tutte le sue forme: aspetto ambientale, sociale ed economico. Con Agritettura soddisfiamo 10 dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030.
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