
Gli Architetti si preparano alla grande sfida dei prossimi decenni: avvicinare l’agricoltura alle città, sfruttare i tessuti urbani e gli edifici per trovare nuove aree coltivabili sfruttando l’esistente, senza sottrarre nuovi terreni al nostro pianeta.
Se vorremo sfamare tutti i 10 miliardi di persone che entro il 2050 abiteranno il nostro pianeta e soddisfare un fabbisogno di cibo che si stima aumenterà di circa il 70% rispetto a quello attuale, città e sistema agricolo dovranno diventare un unico sistema integrato.
La crisi dell’agricoltura tradizionale, la necessità di innovare i sistemi di produzione alimentare e allo stesso tempo creare uno sviluppo urbano che non solo tuteli l’ambiente, ma risponda ai bisogni di una popolazione in crescita, hanno spinto numerosi studi di architettura a cogliere la sfida di proporre nuove soluzioni che possano far coesistere uomo, natura, città e agricoltura nello stesso luogo.
Molti di questi progetti sono ancora solo proposte, suggestioni, visioni di un futuro che ad oggi non hanno ancora trovato reale applicazione ma che potrebbero presto diventare realtà non appena l’evoluzione e la crescita delle tecnologie di indoor farming troveranno risposta a un maggiore efficientamento energetico e un abbattimento dei costi operativi, principale barriera all’ingresso di queste soluzioni.
Lo studio Vincent Callebaut Architectures è uno dei più prolifici nel disegnare edifici per le città del futuro. Un esempio è il progetto Paris Smart City 2050 dove lo studio ha sviluppato diversi edifici che possano contribuire alla riduzione del 75% delle emissioni di gas serra come da piano della municipalità parigina e che anzi producano energia positiva (BEPOS) per le aree circostanti. Al fine di combattere il fenomeno delle isole di calore urbane, sono stati presentati 8 prototipi di torri che combinano nel loro design energie rinnovabili e riciclabili, giardini e aree verdi e soluzioni di vertical farm. Vincent Callebaut Architectures reinventa, tramite questo studio, un nuovo modello della città di Parigi che porta innovazioni sociali, modelli di vita eco-responsabili per implementare la qualità della vita degli abitanti delle città nel rispetto dell’ambiente.
Un altro esempio è il progetto dello Studio ABF Lab della Tour d’Agriculture Urbaine per la città di Romainville sempre in Francia. La sfida di questo progetto è proporre un sistema di agricoltura urbana dove la luce solare possa essere sfruttata al massimo senza bisogno di ricorrere all’illuminazione artificiale, sviluppando una struttura a forma di scala, dove la volumetria è ottimizzata in modo che i corridoi che ospitano piante e ortaggi siano sempre esposti al sole. Un altro cardine del progetto è la flessibilità e la predisposizione dell’edificio a una futura, possibile trasformazione nel caso dovesse ospitare delle abitazioni. Il progetto mira a integrare tutela ambientale, i nuovi modelli economici dell’agricoltura urbana e lo sviluppo sociale, nella convinzione condivisa che queste tre componenti insieme garantiscono uno sviluppo sostenibile.

Interessante anche il caso de La Ferme Musicale ideato da SOA Architects in collaborazione con Studio NAS e HoldUP. Un nuovo concetto per una fattoria verticale a Bordeaux che comprende anche un centro educativo e locali dedicati alla musica. L’idea alla base è una struttura che affronti i temi della salute, del cibo e le preoccupazioni etiche e sociali offrendo alle persone uno spazio ricreativo, educativo e che celebri il cibo e la vita. Grazie alla vertical farm, i membri della comunità possono saperne di più sulla produzione alimentare sostenibile ed avere allo stesso tempo un luogo adatto per feste, eventi e concerti.

La collaborazione tra lo studio Kuehn Malvezzi, Atelier Le Balto e Haans Architekten ha portato a completamento la progettazione di un edificio per uffici con serra sul tetto, a Oberhausen, nel cuore della Renania, in Germania, svelando le infinite potenzialità della progettazione green in contesti urbani consolidati, nell’ottica di creare valore e riportare vitalità nei centri storici. L’edificio ospita in modo del tutto inedito due realtà distinte, un job-center e una serra idroponica, dove verranno studiate e praticate le possibilità offerte dell’agricoltura urbana.

Lo Studio Sasaki ha invece progettato l’intera area urbana di Sunqiao immaginando il nuovo Urban Agricultural District, includendo tra gli altri edifici vertical farm e serre idroponiche.
Infine, Matrix Gateway Complex è l’edificio progettato da Adrian Smith in collaborazione con Gordon Gill Architecture per la città di Dubai: una struttura cubica di 180 metri cubi che ospita un hotel con centri fitness e conferenze, spazi commerciali e uffici, strutture culturali e religiose e cascate e lussureggianti terrazze verdi. Ogni componente avrebbe la forma di un modulo mobile collegato a uno di cinque nuclei centrali, tutti visibili dall’esterno attraverso una pelle esterna semitrasparente tempestata di una miscela di schermi e celle fotovoltaiche. Oltre alla sua pelle high-tech, l’edificio sfrutta l’energia della luce solare, include un sistema di raccolta della condensa che converte l’umidità dell’aria in acqua potabile.
Ad oggi, tutti questi edifici pur rimanendo progetti non realizzati nel concreto a causa degli elevati investimenti richiesti e della complessità anche nella gestione, suggeriscono un trend che presto prevediamo si concretizzerà nell’integrazione di edifici non solo sostenibili dal punto di vista energetico e dell’impatto ambientale, ma anche produttivi in termini di coltivazione di prodotti freschi, locali e sicuri.


Progetti più semplici e gestiti da chi dell’agricoltura urbana ha fatto il suo business sono invece concetti dal design più semplice e funzionale che hanno sfruttato edifici esistenti con l’obiettivo di inserire serre idroponiche. Sono un esempio una delle serre di Gotham Greens a Brooklyn, situata sul tetto di un edificio e la serra di Altius Farms costruita nell’ambito di un progetto di riqualificazione urbana di un quartiere di Denver (Colorado, USA), anche in questo caso sul tetto di un edificio che ospita al piano terra un ristorante giapponese.