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Energia dal vento con la vibrazione: dalla Spagna un’invenzione rivoluzionaria




Generare energia pulita con più efficienza e meno costi. Questo l’obiettivo di Vortex Bladeless, start-up spagnola che ha brevettato Vortex Tacoma una particolare turbina in grado di catturare la forza del vento e trasformarla in elettricità. La turbina infatti non raccoglie l’energia tramite il movimento delle pale, ma grazie alle vibrazioni che col vento creano dei vortici (fenomeno aerodinamico della vorticità). Si tratta di una tecnologia del tutto innovativa che, secondo i primi studi, risulta fino al 60 per cento più potente rispetto ai dispositivi tradizionali.

L’ideatore del progetto è David Yáñez, ceo dell’azienda, a cui è venuta l’idea guardando in tv il ponte di Tacoma Narrows (nello stato di Washington) che oscillava perché mosso dal vento. Da lì ha deciso di sviluppare uno strumento in grado di emettere energia eolica attraverso la vibrazione e che superasse le tecnologie presenti sul mercato. Così, insieme ai suoi collaboratori si è messo al lavoro e dopo due anni di costruzione nel 2014 sono arrivati al prototipo. Per il design innovativo e le prestazioni che è in grado di offrire, Vortex Tacoma rappresenta una vera e propria novità nel campo delle energie rinnovabili. La struttura presenta una forma a cono cilindrico, dove alla base ci sono due anelli con magneti che si respingono creando un’oscillazione. Il generatore poi è realizzato in fibra di vetro e fibra di carbonio, materiali leggeri che consentono di oscillare a velocità sostenuta.

Stando ai dati forniti da Vortex, la turbina è in grado di immagazzinare il 40 per cento del vento e di emettere una potenza di 100 w una volta installata. Dai test poi i ricercatori hanno scoperto che raggiunge le massime prestazioni a medie velocità del vento, quindi in un ambiente urbano, più in alto lo si posiziona e meglio funzionerà. Oltre al suo meccanismo avanzato, un altro vantaggio di Tacoma è il risparmio. Dato che all’interno è presente soltanto un alternatore che trasforma l’energia in elettricità, i costi della manutenzione sono dell’80 per cento in meno rispetto ai sistemi di energia eolica in circolazione. La turbina poi non necessita di lubrificanti e non arreca pericoli per gli uccelli. Si può montare direttamente sul terreno senza le fondamenta e il peso stimato è di circa 15 kg per un’altezza di 2,75 metri. Il mercato a cui Vortex si rivolge è quello residenziale o rurale con sistemi a basso consumo energetico.

Intanto l’invenzione di Yáñez ha varcato i confini della Spagna e nel giugno del 2016 ha ottenuto un finanziamento di 80 miliardi di euro nell’ambito del programma Horizon 2020 dell’Unione Europea per la realizzazione del progetto. Ad oggi infatti il prodotto è ancora in fase di sviluppo, ma dal prossimo anno sarà sul mercato.

Questa nuova invenzione è un’ottima notizia per il settore dell’energia rinnovabile, in particolar modo per l’eolico. Risultato: un 60% più potente delle odierne pale eoliche, con un risparmio sulla manutenzione dell’80% e con rispetto per la fauna selvatica dei volatili. Sembra anche siano meno invasive per il paesaggio. Questo articolo è interessante perché mi induce a ricollegarmi al mio post precedente come conferma di quanto scrissi, che si avranno in breve tempo sviluppi nella ricerca di nuove soluzioni nell’ambito dell’energie rinnovabili. Esistono ancora problemi complessi ed irrisolti, ma il tempo ci darà delle soddisfazioni. Molti tecnici del settore sono convinti che entro il 2050 si potrà soddisfare al 100% la richiesta di energia in Italia solo con tali energie verdi, altri convinti dell’opposto e cioè mai potrà succedere se non con l’integrazione di energie da fonti convenzionali. Forse ad oggi la verità sta’ nel mezzo. Il grande problema di questa energia “verde” è la produzione non costante. I pannelli solari non funzionano di notte e durante il giorno dipendono dai gradi di radiazione solare e dalle condizioni meteorologiche. Nell’eolico la situazione è ancora più complessa : quante volte si vedono parchi eolici completamente fermi a causa della bonaccia ? Anche in questo caso il vento non è sempre costante e di notte , spesso, produce più energia di quanta richiesta con la necessità di fermare le turbine, in poche parole fermarle per non produrre. Ed ecco il vero problema : lo stoccaggio del surplus di energia non ancora risolto, si prevedrebbero infatti centinaia di MW con costi elevatissimi, ma si intravedono delle soluzioni , degli esperimenti, dei prototipi che sperabilmente ci potranno dare una soluzione: Power to gas è la tecnologia per cui l’energia in surplus viene usata tramite elettrolisi per produrre idrogeno e biometano. Sarebbe la soluzione migliore con numerose possibilità’ di impiego, accumulo di aria compressa in miniere esaurite , già in funzione come prototipi negli Stati Uniti e Germania , ma non possibile ovunque, pompaggio nelle centrali idroelettriche, in Italia già al limite di capacità, batterie elettrochimiche, ma oggi improponibili per l’enorme quantità di energia da stoccare a prezzi elevati. Tutti questi sviluppi nella ricerca di possibili modi di stoccaggio dipendono naturalmente anche dai costi-benefici. Uno studio interessante prodotto da 4 ricercatori del CNR stima che nel 2050, in Italia, sarà possibile entro il 2050 coprire il 100% di energia con le “rinnovabili”. Consiste in una Roadmap con la pianificazione graduale della transizione dagli idrocarburi alle suddette energie. Il fabbisogno energetico nel 2050 raggiungerà 730 TWh il +230% di quello attuale di 315 TWh ( terawattore ). Per questo si avrà la necessità di mettere in funzione un’enorme nuova quantità di turbine eoliche e pannelli solari, rispettivamente 21 volte e 16 volte la potenza odierna raggiungendo l’87% della copertura totale. Il resto si avrebbe dal “solare architettonico”. Nello studio si fa notare che si avrebbero ben 800.000 nuovi posti di lavoro , una diminuzione nella bolletta per i cittadini di 489 dollari pro capite e 6878 dollari per l’eliminazione dei danni subiti dal global warming e di 216 miliardi di risparmio per il sistema sanitario (da The solution project). I costi di una tale transizione sarebbero di ca. 400 miliardi , al netto dei costi di carburante tradizionale necessario da usare durante questo passaggio. Come si è visto però i problemi per proseguire nella transizione dagli idrocarburi alle energie rinnovabili sono enormi pur con tutta l’ambizione di progetti credibili. E’ importante allora tornare all’inizio del post e confermare la necessità di sviluppi innovativi, di nuovi pensieri e visioni nel settore per velocizzare la possibilità’ di questo importante mutamento e l’uomo ne è capace e ci stupisce costantemente con le sue invenzioni. Fonti : LaStampa.it (Matteo Melani), Thesubmarine.it/CNR , Italy 100% Renewable : Suitable Energy Transition Roadmap

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