
L’esigenza di città maggiormente vivibili si è sempre più fatta strada in ognuno di noi, soprattutto per via dell’emergenza Covid-19, facendoci maggiormente notare i punti di debolezza di ognuna delle nostre città, dai servizi alle infrastrutture, dai trasporti all’inquinamento.
La pandemia dalla quale proveniamo è solo l’ultima delle dure prove a cui sono state sottoposte le nostre città; i cambiamenti climatici, notevolmente accentuatisi nell’ultimo decennio, dimostrano come alluvioni e bombe d’acqua, si veda la recente esondazione del fiume Seveso a Milano, in poco tempo sono in grado di distruggere le città causando danni permanenti e creando non poche vittime; la risorsa idrica è però anche un bene in continuo esaurimento che va tutelato e ottimizzato, soprattutto in un contesto come il nostro in cui i cambiamenti climatici stanno sempre più esaurendo le risorse, compromettendo gravemente la vita sulla Terra.
Ma le nostre città come sono state costruite per tutelare questa preziosa risorsa e evitare tutto ciò?
Le superfici impermeabili, tipiche delle città e delle zone edificate, hanno da sempre dovuto lottare contro il fenomeno del ristagno a differenza delle zone rurali in cui il deflusso delle acque avviene in modo naturale e benefico per le colture; nel corso dei decenni e grazie alle prime tecniche urbanistiche si sono attuate soluzioni fisiche come grate, tombini, griglie e gronde che sono servite a far defluire gli accumuli di acque meteoriche di città troppo spesso edificate senza tener conto dei fenomeni naturali;
Le soluzioni attuabili in un contesto di riqualificazione urbana potrebbero essere molteplici, e considerando anche l’abbassamento dei livelli di smog registrato durante il lock down le scelte più funzionali, ricadono su forme di pianificazione urbana, che mettono al centro, quello che oggi banalmente viene definito verde urbano, ma che oltre alla funzione estetica, introducono, come nel caso che andremo a trattare, quella funzionale e produttiva. Un vero e proprio elemento vivo capace di creare un ecosistema.
Proprio in merito a quest’ultimo aspetto che comprende la giusta scelta delle essenze da utilizzare, unita con nozioni di urbanistica e ingegneria ambientale stiamo sviluppando soluzioni innovative in cui know how e competenze specifiche creano soluzioni in grado di sfruttare a loro vantaggio gli eventi climatici, e come nel caso delle piogge, con soluzioni innovative di recupero delle acque meteoriche, sarebbe possibile non solo evitare gravi danni da inondazioni ma sfruttare in modo positivo le sempre maggiori precipitazioni reimmettendole in un sistema ciclico di recupero e riuso della risorsa.
Ma l’uomo aveva già analizzato questi problemi difatti i primi sistemi del genere ad essere realizzati vennero definiti Rain Garden; con il termine si intende un giardino o un’area verde realizzata appositamente per l’accumulo delle acque meteoriche; il termine nasce nel 1988 nel Maryland (USA), nel corso di un progetto di sviluppo che prevedeva la costruzione di 200 unità abitative. In una nuova ottica urbanistica dove le città sono oggi il centro della vita umana i Rain garden non sono la soluzione, il punto di arrivo per la risoluzione dei problemi da allagamento, ma il punto di partenza dal quale iniziare una nuova progettazione urbanistica che renda il verde funzionale.
L’acqua è una risorsa primaria sfruttabile a 360°, e ottimizzando tecnologie come quelle dei rain garden non solo per il deflusso ma anche per l’accumulo di acqua e la produzione di energia da essa si potrebbe ricreare in ambito urbano un ciclo naturale dell’acqua in cui dalla precipitazione grazie al passaggio attraverso le giuste essenze, l’acqua meteoriche verrebbe depurata, utilizzata per generare energia da scorrimento, accumulata e reimmessa nell’ambiente come acqua da irrigazione, la quale, evaporando in parte, ritornerebbe in atmosfera chiudendo e iniziando un nuovo ciclo: è questa la vera innovazione su cui abbiamo lavorato.
Queste nuove tecnologie oltre ad evitare evidenti danni e disagi, è stato calcolato che contribuiscono ad eliminare fino al 70 % dell’inquinamento di fiumi, laghi, mari che appunto vengono veicolati dalle acque di ruscellamento superficiale.
Gli obiettivi che si raggiungono con le nuove la realizzazione di rain garden, è una delle strategie di retrofitting più efficace, semplice da realizzare ed economica, sono molteplici:
La ritenzione idrica temporanea, che varia dal 20 al 50 %, riduce la quantità di acqua che viene convogliata nella rete esistente e ne riduce il collasso.
Grazie al potenziale disinquinante dei vegetali, si realizza una forma di depurazione delle acque prima che esse vengano convogliate nell’acquifero superficiale; si riduce così il carico inquinante veicolato da tali acque, introdotto in fognatura e che viene in parte trattato dai sistemi di depurazione centralizzati e per il resto sversato nei corpi idrici recettori mediante gli scaricatori di piena.
L’impiego di vegetazione autoctona, nelle città, costituisce una misura di incremento della biodiversità.
Queste soluzioni sono inoltre tali da poter impattare sulla presenza di inquinanti, riducendo in primis i metalli come Piombo, Rame, Zinco (95 %) ma anche residui di fitofarmaci, Fosforo 80 % Azoto organico 50 – 85 % Azoto in forma ammoniacale 60-80 %ì e particolato e solidi sospesi per il 90 %.
Per di più sono in grado di trattenere anche più del 50% dell’acqua piovana per rilasciarla poi gradualmente nel sistema fognario e impedirne il collasso in caso di alluvioni: a parità di superficie, l’acqua che defluisce da una area edificata è nove volte superiore a quella di una area boscata e i rain garden sono in grado di assorbire il 30 % di acqua in più di una normale area.
Dall’acqua è possibile, inoltre, generare energia, l’energia idrica: attraverso il naturale deflusso sotterraneo delle acque che dai rain garden convoglieranno nei serbatoi di accumulo, è possibile generare l’energia necessaria all’illuminazione del corrispettivo tratto stradale in superficie, aumentando la sostenibilità anche sul fronte energetico.
Le piante in città dunque non hanno unicamente funzione ornamentale ed ecologica, ma con i corretti accorgimenti ingegneristici e urbanistici riescono perfino ad essere sostenibili arrecando benefici alla città e ai suoi abitanti producendo ossigeno e salvaguardo l’oro del futuro: l’acqua.
Nei progetti di Agritettura la risorsa idrica è quella verso la quale si pone la maggior attenzione vista l’importanza che ricopre, soprattutto per i molteplici impieghi possibili, come visto non solo come classica irrigazione, ma in città come prevenzione e soluzione per alluvioni, allagamenti ed esondazioni.