
Soluzioni tecnologiche produttive guidano la (Ri)evoluzione delle città in chiave sostenibile.
Nel 1999 nacquero le prime preoccupazioni dovute alle proiezioni di aumento della popolazione stimate dall’ONU. La consapevolezza che il 20% del suolo coltivabile rimanente sulla Terra non sarebbe mai stato sufficiente a sfamare nel 2050 una popolazione globale di 9,7 miliardi di persone portò allo sviluppo di nuove idee di urbanizzazione, come la possibilità di rendere produttive le città mediante l’inclusione dell’elemento agricolo.
Già dal 1999 Dickenson Despommier, professore della Columbia University, fece luce su una delle più famose applicazioni tecnologiche, la vertical farm, che tuttavia può essere considerata come un approccio tecnologico fine a se stesso.
Gli spazi urbani che ci circondano, così come li vediamo oggi, sono frutto di trasformazioni e adattamenti operati dall’Uomo: negli ultimi due secoli le città hanno espulso la dimensione agricola e naturale, scontrandosi con la necessità di perseguire i bisogni dell’Uomo. La componente verde delle città dovrebbe propendere verso aree gradevoli e allo stesso tempo funzionali, che abbattano l’inquinamento e che possano essere anche produttive.
Dal passato si imparano gli errori ma anche i progressi – Nuove tecniche di produzione alimentare fondano le radici ai tempi dell’Impero persiano con i “qanat”, serbatoi di accumulo per l’acqua piovana necessari a coltivare i campi collocati nelle città. Oggi lo definiamo un intervento di sostenibilità, in realtà perseguiva in maniera intelligente la soluzione ad un problema: quello della scarsità dell’acqua.
Nel tempo, si sono susseguite varie forme di orto urbano, rallentando il deperimento del terreno agricolo e soddisfacendo il fabbisogno alimentare di molte popolazioni. Tuttavia, la bassa qualità del suolo e dell’aria di città hanno mostrato l’incapacità di sopperire in maniera completa al problema dell’approvvigionamento delle risorse e della sana produzione alimentare.
Quando le tecnologie innovative “(ri)evoluzionano” la produzione in città – A Singapore, Sky Greens, la prima vertical farm al mondo risalente al 2012, venne sviluppata con il fine di combattere il problema dell’inquinamento dell’acqua dopo il disastro di Fukushima.
Da lì tanti altri Paesi decisero di ridimensionare la loro agricoltura.
Le diverse applicazioni del farming in città, per lungo tempo, si sono tradotte esclusivamente con la vertical farm, considerando solo la componente tecnologica che, ben presto, ha mostrato i suoi limiti produttivi. La vera (ri)evoluzione trova le sue radici nell’interazione delle tre componenti fondamentali della sostenibilità: sociale, economico e ambientale.
Le città odierne, a causa di decenni di espansione residenziale e industriale, sono diventate invivibili e sempre meno accoglienti; la cementificazione ha cannibalizzato ogni reminiscenza di naturalità, per lasciare spazio alla comodità del risiedere vicino alle aree di lavoro.
Oggi si può invertire la rotta con l’urban farming. Le aree urbane e periurbane possono essere riqualificate, trasformando il grigiore cementizio in verde funzionale e produttivo, in grado di mitigare la qualità dell’aria e tutelare le risorse naturali. Vogliamo chiamarla sostenibilità, ma è semplicemente la soluzione intelligente all’utilizzo delle risorse per risolvere un problema.
Grazie a specifiche competenze e know-how, unite alle tecnologie di produzione, tra cui l’idroponica, è possibile individuare nuove opportunità di produzione di cibo sano, in spazi urbani oggi non più produttivi. Risorse naturali preziose, come l’acqua, vengono risparmiate e riutilizzate, provvedendo prima al fabbisogno idrico del comparto produttivo e dopo all’irrigazione delle aree a verde ornamentale. Tutto questo avviene grazie ad una visione e un approccio strategico, in grado di guidare le nostre città nel loro processo evolutivo.
Qual è il risultato? Una città vivibile e resiliente in cui i cittadini possano beneficiare dei valori che genera.
Quali sono i principali vantaggi? L’integrazione del tessuto periferico al sistema agricolo, la sicurezza alimentare, il contributo all’abbattimento dell’uso di pesticidi, la riduzione dell’impatto ambientale, il contenimento dell’uso del suolo, la ricreazione del paesaggio urbano e lo stimolo alle relazioni sociali, la nascita di nuove figure professionali e posti di lavoro, creando una spinta positiva a tutto il sistema economico.
Tecnologie, innovazioni e dati possono aiutare a (ri)evolvere gli spazi, rendere le città luoghi più sostenibili, giovare al benessere psico-fisico del cittadino e allo stato di salute del Pianeta.
Già dal 1992 si sentì la necessità di trovare soluzioni sostenibili per le città e i suoi abitanti, ma ad oggi se ne discute invano e nessuno conosce i veri strumenti per entrare in azione. Grazie ad un corretto approccio multidisciplinare con know-how tecnologico e specifiche competenze in ambito agricolo-produttivo, oggi possiamo affrontare le sfide dell’umanità e tradurre in maniera concreta il concetto di sostenibilità.