
L’agricoltura fonda le proprie origini su un bisogno: produzione continua di alimenti utili al sostentamento di popoli in transizione tra il nomadismo e la stanzialità. Con l’evoluzione e i diversi secoli trascorsi, soprattutto nei paesi occidentali, nutrirsi è diventato sempre più semplice e accessibile a tutti. Questo ha determinato la perdita di quel contatto primario tra l’uomo e la natura, che vedeva il primo provare un profondo senso di riconoscenza nei confronti della seconda, produttrice delle risorse essenziali per la sopravvivenza umana. Oggi si comincia a sentire il crescente bisogno di riscoprire il vero valore del cibo che ogni giorno occupa le nostre tavole. Spesso il consumatore passa molto tempo tra gli scaffali dei supermercati, per trovare quello che in apparenza sembra essere il prodotto più di qualità; ma quando un prodotto lo è davvero?
A causa dell’elevata accessibilità delle risorse, la percezione reale della qualità è passata in secondo piano rispetto a parametri meno importanti (come il packaging), troppo spesso appetibili al consumatore. Diverse certificazioni regolamentate nell’ultimo decennio hanno, però, posto il problema in merito alla qualità dei prodotti di consumo e, soprattutto, ai processi di produzione precedenti al consumo degli stessi. Questa attenzione verso i processi produttivi porta a prediligere quelli di coltivazioni quanto più naturali e sostenibili; ma cos’è davvero la sostenibilità in agricoltura?
Sostenibilità è riuscire a produrre nel rispetto ambientale, tutelando il sistema suolo e le risorse esauribili, producendo in ultimo un prodotto sano e buono, dalle proprietà nutrizionali elevate, come i conseguenti benefici per la salute umana. L’impoverimento del suolo, così come l’eccessivo consumo di acqua, rendono indispensabile l’evoluzione dei sistemi produttivi tradizionali. Riuscire a produrre di più con meno e meglio, in modo da sfamare una popolazione sempre più in crescita, tutelare le risorse impiegate e, allo stesso tempo, offrire prodotti dalle proprietà richieste dal mercato attuale, rappresenta la grande sfida da affrontare per tutti gli operatori coinvolti nel settore.
Inserire l’innovazione in agricoltura non è più una scelta, ma una necessità e, spesso, diventa difficile, soprattutto nei contesti nazionali, comprenderla come un’opportunità e non in contrasto con il settore agroalimentare: pratiche innovative volte alla sostenibilità possono dare la grande spinta alla produzione agricola.
Produrre grazie alla tecnologia idroponica, riducendo dell’80% l’utilizzo della risorsa idrica, senza l’impiego del suolo agrario, rappresenta l’insieme dei benefici applicabili al Pianeta in termini di sostenibilità e non solo. Grazie a queste tecnologie, è possibile produrre in larga scala, fornendo risorse di qualità e dalle proprietà nettamente superiori. Si apportano benefici anche in termini di carenze e intolleranze, sempre più sviluppatesi tra le popolazioni soprattutto occidentali a causa degli squilibri ambientali generati da inquinamento, sovraffollamento, elevato sfruttamento delle risorse e contaminazioni degli ambienti.
L’innovazione risiede nei nuovi metodi di coltivazione non solo sul piano tecnologico ma anche spaziale. Grazie alle vertical farm oggi è possibile coltivare e, quindi, produrre quantitativi di cibo elevati, sfruttando le superfici verticali delle nostre città o adibendo all’interno degli edifici vere e proprie camere di coltivazione, come le indoor farm.
Il vertical farming è un metodo di coltivazione innovativo, che si avvale della tecnica idroponica, in continua evoluzione e perfezionamento. Grazie al vantaggio di poter raccogliere, monitorare e analizzare una grande quantità di dati, un tipo di sistema in vertical farm rappresenta il modo più efficiente per potenziare la produzione: con un approccio Data-Oriented è possibile studiare le diverse colture, i relativi processi di crescita e come migliorare la produzione. Questo nuovo paradigma agricolo-architettonico appare, dunque, il connubio perfetto tra produzione sostenibile, diminuzione dello sfruttamento del suolo e produzione di alimenti sani e salutari alla portata di tutti.
Le lunghe distanze della filiera sono, di fatti, solite far aumentare esponenzialmente i prezzi dei prodotti, ma cos’altro comportano? Centinaia e centinaia di chilometri, percorsi dal luogo di produzione a quello consumo su automezzi hanno un impatto gravissimo sul nostro ambiente e non sempre garantiscono la freschezza e genuinità del prodotto.
Alla luce di tutto ciò, Agritettura e HortoMio, su piani distinti ma con obiettivi comuni, si muovono al fine di soddisfare i nuovi bisogni degli individui e del Pianeta. La prima si concentra sul piano urbano e abitativo, creando soluzioni indoor di produzione innovativa, tali da poter garantire il sostentamento alimentare di intere famiglie in modo 100% sostenibile e a km 0; il secondo si pone l’obiettivo di insegnare alle nuove generazioni l’importanza di una sana e corretta alimentazione, costruendo le basi utili alla crescita di individui sani e consapevoli di ciò che mangiano.
La sostenibilità può e deve essere multidisciplinare e Agritettura e HortoMio sono la dimostrazione di quanto il tema alimentare sia un bisogno ricorrente da soddisfare su più piani.