
Si è concluso, con la Giornata Mondiale delle città celebrata lo scorso 31 Ottobre, un mese dedicato ad accrescere la consapevolezza sulle sfide che ci attendono per garantire uno sviluppo delle aree urbane vivibili, salutari e sostenibili grazie all’innovazione.
Istituita dalle Nazioni Unite nel 2013, questa giornata ha lo scopo di analizzare le complessità dello sviluppo urbano moderno al fine di coglierne le esigenze utili a garantire un corretto modello espansionistico nel rispetto del Pianeta e dei suoi abitanti.
Intorno alle città ruota infatti un mondo di input e output che partecipano attivamente a molti dei problemi globali e analizzarli e conoscerli è la base necessaria per contenerli e indirizzarli verso un sano sviluppo sostenibile.
Negli ultimi anni si è registrato un innalzamento del tasso di urbanizzazione senza precedenti e questo ha avuto visibili ripercussioni sia sul piano sociale ed economico che su quello ambientale, dal momento che spesso il fenomeno è stato assecondato mediante strategie di pianificazione inadeguate e poco attente ai bisogni futuri della società e delle città, non tenendo conto dei tassi di crescita di perdita di suolo, inquinamento e sovraffollamento.
Secondo UN Habitat infatti le città sono le principali responsabili dei cambiamenti climatici derivanti dall’inquinamento e nell’anno 2018 è stato dichiarato dall’OMS che il 93% dei bambini nel mondo respira quotidianamente aria tossica.
Questo anche a causa della crescita delle megalopoli, ad oggi 28 in tutto il mondo, città con più di 10 milioni di abitanti e tassi di crescita elevatissimi con pronostici che fanno pensare al raggiungimento di ben 41 megalopoli entro il 2030.
In questo contesto espansionistico, la mancanza di una corretta pianificazione urbana che ha da tempo smesso di seguire le esigenze dei cittadini e le funzioni primordiali del sistema città, ha portato a danni irreparabili in termini di disastri ambientali, colpendo ben 220 milioni di persone nelle città con conseguenze economiche di milioni di dollari annui che aumentano visibilmente se sommati a quelli della sanità pubblica fortemente intaccata dalle patologie annesse all’inquinamento atmosferico.
L’UNDESA stima che la popolazione mondiale residente nelle aree urbane crescerà del 66% entro il 2050 con circa 2,5 miliardi di abitanti in più; se non si inizia da subito a rivedere le modalità di espansione delle nostre città seguendo una corretta pianificazione urbanistica i danni di tali incrementi diverranno irreversibili e ci troveremo nel giro di qualche anno ad abitare città invivibili e lontane dal concetto originario di città come modello di protezione, fruizione ed espansione sociale.
Non va dimenticato che le città rappresentano dei veri e propri ecosistemi artificiali entro cui ogni elemento ha un ruolo e una funzione da svolgere e da garantire per non alterarne gli equilibri interni e compromettere di conseguenza il benessere abitativo.
Agritettura, in linea con gli obiettivi delle Nazioni Unite, progetta quotidianamente soluzioni urbane alle problematiche esistenti e funzionali a mitigare quelle future, grazie ad un approfondito studio analitico sull’evoluzione urbana e la nascita delle città, al fine di poter ripristinare le funzioni originarie delle città arricchendole delle competenze e tecnologie del nuovo millennio, agendo come valore aggiunto e non come stravolgimento del passato.
Questo è possibile grazie ad azioni mirate e settoriali che Agritettura svolge in contesti urbani mediante processi di Refarming in aree agricole, Regenera in aree industriali, Underground e Subsea al di sotto del piano convenzionale di edificazione al fine di migliorare settore per settore le componenti delle nostre città, agendo sul particolare per compiere una profonda modifica sul piano generale, sensibilizzando la collettività verso un nuovo modo di intendere la città.